LA FORZA CHE HA FATTO GRANDE L'ITALIA

mercoledì 24 luglio 2013

ESISTE MERITO SENZA SUCCESSO, MA NON ESISTE SUCCESSO SENZA MERITO !

ESISTE MERITO SENZA SUCCESSO, MA NON ESISTE SUCCESSO SENZA QUALCHE MERITO !

[Democrazia Cristana DC Notizia 2]
Il Segretario organizzativo provinciale della Democrazia Cristiana di Bari ROBERTO.LOPORCARO roberto.loporcaro@dconline.info
RIFLESSIONE POLITICA DI ROBERTO LOPORCARO, SEGRETARIO ORGANIZZATIVO PROVINCIALE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA DI BARI
roberto.loporcaro@dconline.info

Cari Amici e colleghi,
sono passati solo una manciata di giorni da quando si è tenuto l’importante incontro che ha formalizzato la nascita di una fruttuosa sinergia con Noiconsut Europa, al margine del cui convegno ho avuto l’occasione di confrontarmi con la Dott.ssa Mara D’Alessio trovando negli spunti della conversazione inaspettate comuni riflessioni circa la vita di partito.

Fatta questa necessaria premessa voglio condividere con voi una breve riflessione che ho elaborato durante la rilettura di un testo della mia modesta libreria, ripescato per trovare stimoli in un week end ristoratore dalle settimanali fatiche; testo che – paradossalmente – trova nelle argomentazioni sviluppate con la Dott.ssa Mara inimmaginabili affinità che vorremmo condividere con Voi in questa lettera scritta a quattro mani, se avrete la pazienza di dedicarci qualche minuto.

In una intervista di fine millennio ad Edward Luttwak – insigne economista e politologo di fama internazionale – il giornalista Gianni Perrelli riservò nel manoscritto quasi un capitolo al ruolo della Democrazia Cristiana in Italia.

Con il taglio asciutto del politologo di scuola Americana e l’implacabile realismo (con tratti di velato cinismo) tipico dell’economista, Luttwak inquadrò i motivi della “disfatta” della forza politica che noi oggi siamo portati a rappresentare e rinvigorire, senza risparmiare collegamenti ai correlati problemi socio-politici, per così dire ,“di sistema”.

Agganciandosi ad alcune delle storiche “mancate efficienze” che tutt’oggi ci “contraddistinguono” – talvolta immeritatamente - agli occhi di istituzioni e mercati esteri (non meritocrazia, nepotismo, corruzione, superburocrazia), Luttwak forniva sin da allora un inclemente (ma difficilmente contestabile) trasposizione di tali “note caratteristiche” nel partito, se non altro – per brevità e condivisa rielaborazione tra me e Mara – per “osmosi” rispetto al circostante quadro socio-politico.

La DC che fu insomma (al pari di molti storici partiti), aveva secondo Luttwak nei motivi del suo collasso le “malattie endemiche” di una intera Nazione, avendo navigato in acque torbide ormai distanti dai freschi albori floridi di limpida coscienza etica, prima che di ramificata meritocratica e organica ripartizione di ruoli e correlate posizioni dirigenziali.

Dopo aver condiviso con la D’Alessio quanto sopra, pertanto, avremmo di comune accordo volontà di manifestare al Segretario e ai Dirigenti tutti – nonché ad ogni singolo benaccolto iscritto – il messaggio di focalizzazione della attenzione di tutti sugli errori del passato;
riteniamo, infatti, che in passato per gli errori di pochi – come evidenziato da Luttwak e da tanti altri emeriti - il nostro partito abbia subito un immeritato arresto in danno di molti, moltissimi.
Riteniamo inoltre che, paradossalmente, decine e decine anni di azioni, iniziative, leggi, regolamentazioni e addirittura principi Costituzionali di grande impatto sociale che hanno avviato e poi accompagnato la nostra rapida crescita internazionale sin dal dopoguerra, siano stati infangate, oscurando con il sensazionalismo assegnato ad una pur limitata cricca di indegni i sudati lavori dei nostri amati predecessori;
Insomma, grazie al deprecabile operato di pochi, coinvolti nel tourbillon di quello che solo vent’anni fa si chiamò “mani pulite”, la DC di oggi si ritrova a fare i conti con pregiudizi, preconcetti o pretestuosi clichè.

Siamo fiduciosi che, in questa riflessione, ciascuno troverà spunti di riflessione per attuare da subito – e cioè sin dal 27 di Luglio – accorgimenti ed eventualmente anche integrazioni statutarie atte a salvaguardare tutte le nostre azioni future dai devastanti errori del passato, ponendo le basi per una condivisa responsabilità che garantisca l’accesso democratico al partito a qualunque soggetto che ne manifesti la volontà e ne condivida i princìpi ma, al contempo, ne regoli la possibilità di risalirne la gerarchia decisionale o comunque le dirigenza funzionale in maniera progressiva e meritocratica, sulla base delle personali attitudini e capacità o comunque in maniera ben distante da qualsivoglia forma non di nepotismo – parola assai pesante - ma di ciò che noi chiamiamo accondiscendenza, lassaiz faire, che poi altro non è che l’ingrediente base per questa subdola forma di sudditante coscrizione.
Alle queste riflessioni, crediamo, verrebbe in aiuto la istituzione di adeguate funzioni che vigilino in maniera discreta e comprensiva, ma al contempo inflessibile su eventuali conclamati abusi, su eventuali “deviazioni” dai principi forti che, inevitabilmente, se mantenuti tali ci riporteranno a breve ad essere – nel concreto – la vera ed unica alternativa forte ed al contempo fluida rispetto alle spesso mobilissime ma inconcludenti correnti latistanti il nostro storico collocamento negli emicicli.

In questo modo, probabilmente, tra qualche tempo potremo inviare una nota di risposta a Luttwak, evidenziando che – per questo ed altri motivi – gli Economisti sono sovente più portati alle conclusioni sui dati di fatto che alle previsioni a medio termine sugli stessi elementi.
In questo modo, probabilmente, gli diremo anche che nutriamo comprensione per le sue granitiche conclusioni di fine millennio ma anche che, inevitabilmente, chi si occupa di economia e politica allo stesso tempo non può limitarsi ad una fotografia dello stato dei luoghi;
Per quello ci sono i tecnici ed i tecnici in senso politico, in Italia, forse hanno fatto anche più danni di qualche ex tesserato dei partiti capitolati in tempi di colata lavica Dipietristica, poi collassata a sua volta sotto il peso – immane - di un paio non ben delineate acquisizioni immobiliari di provenienza pseudoliberale.
Ci si può sforzare di starci alla larga, ma inevitabilmente viene in mente la vox populi:
a tenere le mani in pasta ci si invischia.
Sta a noi della DC- tenendo sempre a mente gli errori del passato - utilizzare i guanti dell’etica o, più spesso, del semplice buon senso. In Angelo Sandri, poi, rimettiamo la fiducia come persona incaricata di traghettarci nella nuova era che sia soprattutto era di speranza del fare, e fare bene, con le personalità giuste nella giusta collocazione.
Concludiamo dunque queste riflessioni con una massima che ci piacerebbe condividere con voi tutti

“Esiste merito senza successo, ma non esiste successo senza qualche merito.”
François de La Rochefoucauld, Massime, 1678

Un caloroso abbraccio e Buona DC!

Nessun commento: