LA FORZA CHE HA FATTO GRANDE L'ITALIA

venerdì 24 maggio 2013

COME POSSIAMO OFFRIRE AL PAESE UN CONCRETO CONTRIBUTO PER USCIRE DALLA CRISI

COME POSSIAMO  OFFRIRE AL  PAESE  UN  CONCRETO CONTRIBUTOE' giunta l'ora di organizzare un'ampia e forte Revisione delle Leggi e dei Regolamenti che, particolarmente negli ultimi mesi, hanno caratterizzato i Decreti Legge emanati dal Governo, con le conseguenze negative sopra ricordate.

Occorre arrivare rapidamente ad una Delegificazione mirata, con particolare riferimento alle norme che hanno prodotto questa inaccettabile situazione sociale che sembra non fermarsi mai, vittima dei totem ideologiciche caratterizzano i vertici di questo e di altri governi nel mondo.

Dobbiamo essere in grado di spazzar via, dalla ancor più vasta produzione legislativa italiana degli ultimi tempi, quelle norme e quei regolamenti che sono diventati strumenti impropri per un equilibrato sviluppo del Paese che, per di più, attaccano, sfruttano e non difendono la grandissima parte dei cittadini italiani.

Sarebbe utile chiedere la collaborazione di alcune delle menti più sagge e brillanti della nostra Nazione ( da Alberto Alesina, a Francecso Giavazzi, ad Andrea Monorchio, a Giuseppe Guarino, a Paolo Savona, a Pietro Adonnino) ed a quanti altri volessero collaborare con noi, a partire da alcune tematiche che vengono di seguito ricordate.
LEGGE SU USURA PER I CITTADINI E TUTELA IMPROPRIA PER LE BANCHE. Per tutti i cittadini, prestare soldi a terzi con tassi di interesse oltre certi limiti è un reato di usura. Questa norma non viene, invece, applicata (per prestiti nei confronti dei propri clienti) alle Banche che, come noto, fanno dei tassi di interesse uno dei perni più importanti delle loro entrate.

Come è noto, le Banche sono ormai abituate a tassi di interesse passivi dell'1%.

(Quelli infatti sono i tassi passivi chiesti alle Banche dell'area euro alla quale partecipano 17 Paesi, Italia compresa -  le quali hanno ricevuto, dalla Bce di Draghi, prestiti per 2.000 miliardi di euro.

Il Presidente della Bce, disse alle Banche che: sarebbe stato utile ed auspicabile che larga parte di quell'immenso prestito Bce, si trasferisse dalle Banche alle imprese grandi, medie e piccole, con gli interessi passivi poco più alti di quelli applicati alle Banche stesse.

Ora, era ovvio che una indicazione del Presidente della Bce alle Banche,  espressa in punta di piedi e con voce bassa e melliflua, invece che affermarla fortemente come un obbligo da rispettare  non poteva che produrre tre effetti sconcertanti:

1) da una parte le Banche,con quella enorme quantità di denari, hanno pensato bene di ricapitalizzare se stesse.

2) dall'altra hanno acquistato titoli pubblici e privati sui mercati nazionali ed internazionali, ottenendo tra il 4% ed il 4,5% di interessi attivi che sono diventati, al netto degli interessi passivi dell'1% tra il 3% ed il 3,5% di interessi finali che, moltiplicato per il valore dellimmenso prestito (500 miliardi di euro, pari al 25% del totale, il prestito riconosciuto alle Banche italiane) hanno prodotto un enorme risultato attivo, se moltiplicati con il solo 3%)

3) le imprese grandi, medie e piccole hanno continuato a sentirsi chiedere dalle Banche tra l'11% ed il 14%, producendo quanto di più disastroso è successo nel nostro Paese, in termini di recessione economica, di chiusura di imprese, di aumento della disoccupazione, di diminuzione del Pil nazionale.

Una situazione incredibilmente negative, mai successa a questi livelli dal 1947 sino ai nostri  giorni.
                
L'EUROPA IMPERFETTA                  (da un saggio del Prof. Giuseppe Guarino).                              

Il Ministro per l'Economia ha sottoposto al Governo Monti (che lo ha approvato) un piano che, attraverso l'acquisizione di nuove entrate e restrizioni di spese, consentirebbe (se approvato dal Parlamento) di acquisire sino ad 80 miliardi di euro con l'obiettivo di condurre il Bilancio dello Stato al pareggio, entro il 2014.

La proposta trae origine da decisioni comunitarie, di carattere vincolante.  In questo caso, la base giuridica della decisione dell'Unione Europea è il Regolamento (CEE) 1466/97 del Consiglio del 7 luglio 1997, in vigore dal 1° luglio 1998. Circa un quindicennio fa.

Ma aveva il Regolamento autorità per adottare un criterio che diverge da quanto previsto dal Trattato? (L'art. 104, lett. C, Trattato UE, oltre a quanto stabilito dal Protocollo n.5 sono tuttora  in vigore).

Il Regolamento n. 1466 introduce per gli Stati il vincolo di condurre il Bilancio al pareggio.

Ma il Protocollo n.5 che integra l'art. 104 C, n.2, lett.a), fissa invece per il disavanzo, il parametro del 3%.

A tutto questo, va anche aggiunto che il Trattato sopra riportato, così come poi il Trattato UE e quello di Lisbona, non solo considerano accettabile il deficit del 3%, ma vanno oltre. Ammettono, infatti, che la percentuale possa essere superata, se il rapporto resti vicino al valore di riferimento e se il superamento sia dovuto a cause eccezionali e temporanee.

 Il pareggio del Bilancio, non è dunque un obbligo imposto dal Trattato.      

E' una decisione che viola il Trattato.


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