COME POSSIAMO OFFRIRE AL PAESE UN CONCRETO
CONTRIBUTOE' giunta l'ora di organizzare
un'ampia e forte Revisione delle Leggi e dei Regolamenti che, particolarmente
negli ultimi mesi, hanno caratterizzato i Decreti Legge emanati dal Governo, con
le conseguenze negative sopra ricordate.
Occorre arrivare rapidamente ad
una Delegificazione mirata, con particolare riferimento alle norme che hanno
prodotto questa inaccettabile situazione sociale che sembra non fermarsi mai,
vittima dei totem ideologiciche caratterizzano i vertici di questo e di altri
governi nel mondo.
Dobbiamo essere in grado di spazzar via, dalla ancor
più vasta produzione legislativa italiana degli ultimi tempi, quelle norme e
quei regolamenti che sono diventati strumenti impropri per un equilibrato
sviluppo del Paese che, per di più, attaccano, sfruttano e non difendono la
grandissima parte dei cittadini italiani.
Sarebbe utile chiedere la
collaborazione di alcune delle menti più sagge e brillanti della nostra Nazione
( da Alberto Alesina, a Francecso Giavazzi, ad Andrea Monorchio, a Giuseppe
Guarino, a Paolo Savona, a Pietro Adonnino) ed a quanti altri volessero
collaborare con noi, a partire da alcune tematiche che vengono di seguito
ricordate.
LEGGE SU USURA
PER I CITTADINI E TUTELA IMPROPRIA PER LE BANCHE. Per tutti i cittadini, prestare soldi a terzi con tassi di interesse
oltre certi limiti è un reato di usura. Questa norma non viene, invece,
applicata (per prestiti nei confronti dei propri clienti) alle Banche che, come
noto, fanno dei tassi di interesse uno dei perni più importanti delle loro
entrate.
Come è noto, le Banche sono ormai abituate a tassi di interesse
passivi dell'1%.
(Quelli infatti sono i tassi passivi chiesti alle
Banche dell'area euro alla quale partecipano 17 Paesi, Italia compresa - le
quali hanno ricevuto, dalla Bce di Draghi, prestiti per 2.000 miliardi di euro.
Il Presidente della Bce, disse alle Banche che: sarebbe stato utile ed
auspicabile che larga parte di quell'immenso prestito Bce, si trasferisse dalle
Banche alle imprese grandi, medie e piccole, con gli interessi passivi poco più
alti di quelli applicati alle Banche stesse.
Ora, era ovvio che una
indicazione del Presidente della Bce alle Banche, espressa in punta di piedi e
con voce bassa e melliflua, invece che affermarla fortemente come un obbligo da
rispettare non poteva che produrre tre effetti sconcertanti:
1) da una
parte le Banche,con quella enorme quantità di denari, hanno pensato bene di
ricapitalizzare se stesse.
2) dall'altra hanno acquistato titoli
pubblici e privati sui mercati nazionali ed internazionali, ottenendo tra il 4%
ed il 4,5% di interessi attivi che sono diventati, al netto degli interessi
passivi dell'1% tra il 3% ed il 3,5% di interessi finali che, moltiplicato per
il valore dellimmenso prestito (500 miliardi di euro, pari al 25% del totale, il
prestito riconosciuto alle Banche italiane) hanno prodotto un enorme risultato
attivo, se moltiplicati con il solo 3%)
3) le imprese grandi, medie e
piccole hanno continuato a sentirsi chiedere dalle Banche tra l'11% ed il 14%,
producendo quanto di più disastroso è successo nel nostro Paese, in termini di
recessione economica, di chiusura di imprese, di aumento della disoccupazione,
di diminuzione del Pil nazionale.
Una situazione incredibilmente
negative, mai successa a questi livelli dal 1947 sino ai nostri
giorni.
L'EUROPA IMPERFETTA (da un saggio
del Prof. Giuseppe Guarino).
Il
Ministro per l'Economia ha sottoposto al Governo Monti (che lo ha approvato) un
piano che, attraverso l'acquisizione di nuove entrate e restrizioni di spese,
consentirebbe (se approvato dal Parlamento) di acquisire sino ad 80
miliardi di euro con l'obiettivo di condurre il Bilancio dello Stato al
pareggio, entro il 2014.
La proposta trae origine da decisioni
comunitarie, di carattere vincolante. In questo caso, la base giuridica della
decisione dell'Unione Europea è il Regolamento (CEE) 1466/97 del Consiglio del 7
luglio 1997, in vigore dal 1° luglio 1998. Circa un quindicennio fa.
Ma
aveva il Regolamento autorità per adottare un criterio che diverge da quanto
previsto dal Trattato? (L'art. 104, lett. C, Trattato UE, oltre a quanto
stabilito dal Protocollo n.5 sono tuttora in vigore).
Il Regolamento n.
1466 introduce per gli Stati il vincolo di condurre il Bilancio al
pareggio.
Ma il Protocollo n.5 che integra l'art. 104 C, n.2, lett.a),
fissa invece per il disavanzo, il parametro del 3%.
A tutto questo, va
anche aggiunto che il Trattato sopra riportato, così come poi il Trattato UE e
quello di Lisbona, non solo considerano accettabile il deficit del 3%, ma vanno
oltre. Ammettono, infatti, che la percentuale possa essere superata, se il
rapporto resti vicino al valore di riferimento e se il superamento sia dovuto a
cause eccezionali e temporanee.
Il pareggio del Bilancio, non è dunque
un obbligo imposto dal Trattato.
E' una decisione che viola il
Trattato.
www.democraziacristiana.info
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