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domenica 2 giugno 2013

DEMOCRAZIA CRISTIANA: PER UN'ECONOMIA SOLIDALE DI MERCATO


 DEMOCRAZIA CRISTIANA: PER UN’ECONOMIA SOLIDALE DI MERCATO

 

                (di Marcello Di Tondo)

                                                                                    

Più di ottant’anni fa, nell’Enciclica “Quadragesimo anno” scritta poco dopo la crisi delle Borse del 1929, Papa Pio XI aveva definito “imperialismo internazionale del denaro il modello di economia speculativa capace di impoverire all’ istante, milioni di famiglie”.

Il Cardinale Bergoglio l’ha sempre definita: “Una formula che non perde mai di attualità e contiene una radice biblica, legata al peccato di idolatria del popolo ebraico quando fabbricò un vitello d’oro, mentre Mosè era salito al monte per ricevere la legge di Dio”.

Papa Francesco ha recentemente affermato: “Anche l’attuale imperialismo del denaro mostra un inequivocabile volto idolatrico. Dove c’è idolatria, si cancella Dio e la dignità dell’uomo, fatto ad immagine di Dio. Il nuovo imperialismo del denaro toglie di mezzo addirittura il lavoro, che è il mezzo in cui si esprime la dignità dell’uomo, la sua creatività, che è l’immagine della creatività di Dio. L’economia speculativa non ha più bisogno neppure del lavoro; non sa che farsene del lavoro. Insegue l’idolo del denaro che si produce da se’ stesso. Per questo non si hanno remore a trasformare in disoccupati, milioni di lavoratori

Non a caso, le grandi menti della Democrazia Cristiana - da Sturzo, a De Gasperi, a Moro, a Fanfani, ad Andreotti - perseguirono, dal dopo guerra agli anni ’90, l’idea costante di una economia solidale di mercato”.

 

Lo stato d’animo della Nazione

 

Ecco perché, dopo il bliz giudiziario di “Mani pulite” e dopo vent’anni di governi senza le idee fondamentali della “Quadragesimo anno”, riprese da Papa Francesco e senza l’“Economia solidale di mercato”,  fulcro della gestione istituzionale dello Stato italiano e della Democrazia Cristiana, il nostro Paese ed altre nazioni europee, vivono una lunga stagione fatta di  problemi, di delusioni, di mancate soluzioni,  di dubbi, di infelicità, di disperazioni, di speranze vane, di contraddizioni e di tanti altri stati d’animo che  segnano quotidianamente la nostra vita, coinvolta dal vortice di una inspiegabile crisi economica e finanziaria che sta travolgendo, come un tornado, l’Italia ed altre nazioni europee. Un tornado gigante - mai apparso con le caratteristiche e le modalità attuali - che è parte di un progetto a lungo studiato e  pianificato da un ben conosciuto “Bilderberg” e da altri centri di potere internazionale.

 

Puffi, tranquillamente rilassati.

 

Attorno a questo soggetto da incubo - apparentemente comparso dal nulla - tutta una serie di “Puffi dell’economia e della finanzia”, sulle due sponde dell’Atlantico, si muovono, si consultano, si parlano, rinviano, non decidono, propongono, cancellano,  dicono e non fanno, rilanciando sempre tutto in una sorta di giostra senza fine.

Il tutto con l’appoggio di “armi pesanti“, come sono un’ampia serie di media che fanno parte del sistema di comando e che  intervengono con articoli contraddittori che, di volta in volta, sembrano, docce gelate, docce  tiepide o docce bollenti, che servono a lasciare sconcertata,   un’opinione pubblica, sempre più senza punti di riferimento. Di fatto, viene adottata la antica abitudine di tosare  in maniera variegata le pecore del gregge. Dimenticando però che quelle pecore - se proprio necessario -  debbono essere tosate con intelligenza, con attenzione e con la professionalità dovuta. Ma non vanno mai sgozzate, visto il rischio di rimanere, alla fine, totalmente privi di tutto il proprio gregge.

 

Il regalo di Ferragosto.

 

I quotidiani italiani ci hanno  regalato, lo scorso agosto, in prima pagina, nel pieno delle Ferie Augustee, un titolo da doccia semitiepida:

ITALIA, UN GIORNO DI FIDUCIA“.

l messaggio è banale e quello che vuole trasmetterci è di una ovvietà senza confini: “Dunque, smettiamola di essere pessimisti“. Tutto sommato è una buona notizia, sembrano dire i guru della stampa ed i grandi della finanza italiana, vedendo salire di qualche punto la Borsa (che non è più, da alcuni anni, di  proprietà italiana) e registrando, magari, il giorno dopo, una caduta del famoso spread.

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